NUNZIA

Aprite bene le orecchiette, parla Nunzia

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A Bari Vecchia c’è un arco, che dà il nome alla via. In via dell’Arco Basso siede all’aperto, estate e inverno, una signora che da quando ha sei anni fa le orecchiette. A chili, ogni giorno.


Nunzia Caputo, ode all’orecchietta
 
 
“Faccio le orecchiette da quando ero una bambina, cioè da quando mia nonna Nardina mi mise davanti a un tavolo con la semola e il coltello. O imparavo a farle o non sarei uscita a giocare. Allora ho imparato. Imparato eccome!”. Energica, spigliata, Nunzia è diventata famosa per la sua verve e per le sue orecchiette, radicalmente baresi. “Le orecchiette — dice infatti Nunzia — così come sono intese da chi viene da fuori, sono quelle tipiche foggiane. Noi a Bari le facciamo in altra maniera, le strasciniamo e basta. A Foggia, o in quasi tutta la Puglia, invece, fanno un cavatello e poi la girano sul pollice”.
 
 
Per vederla lavorare c’è chi viene da molto lontano. Per farsi una foto con lei, c’è la fila. “Il mio segreto? Far sentire tutti a casa, pure quelli che vengono chissà da dove. La strada, fin da quando ero bambina, era il nostro tutto. Abitando nei 'sottani' di queste vie, quando fa caldo non si riesce a stare in casa, per cui ci mettevamo fuori. Non ho più smesso di farlo”. 
 
 
 
 
Parla Nunzia, con tutti. In tutte le lingue
 
 
“Il fatto che qui, soprattutto in estate, arrivino persone da tutte le parti, mi ha regalato una serie di incontri irripetibili. Perché la gente mi ha conosciuto mentre facevo le orecchiette, e sono finita persino a New York come ambasciatrice della Puglia nel mondo!”. Nunzia in America quindi, ma anche l’America da Nunzia: “Io assieme alle amiche fummo invitate a un evento di Dolce & Gabbana. Volevano che facessimo le orecchiette sul lungomare di Bari. Ma noi gli dicemmo: non se ne parla, se lo volete fare il nostro posto è qua, all’Arco Basso. Bè, alla fine vennero loro. Tra gli ospiti c’erano anche le figlie di Sylvester Stallone: a febbraio, con un freddo che non vi dico, era praticamente in lingerie. Gli uomini erano tutti per la via, con gli occhi rossi. Che ve lo dico a fare, il paradiso!”.
 
 
Nunzia che fa cantare le orecchiette: semola, tac del coltello, strascinata, spinta, semola e di nuovo tac del coltello sul tavolo (o tavoliere, come dice lei). 
E Nunzia che non canta, ma incontra la storia della canzone: “Una volta il mio dentista si fa un giro per Bari Vecchia, compra le orecchiette e mi dice: ‘Fermati Nunzia che ora ti presento una persona’. Chi era? Mogol! Quel giorno avevo fatto le orecchiette con cime di rapa saltate con le acciughe, nu’ poche di peperoncino… Eh vite ce te mange! Insomma, Mogol si è fermato, ha assaggiato e s’è comprato un sacco di orecchiette. Che volevo di più?”
 
 
 
 
Le orecchiette di Nunzia, come le fa Nunzia
 
 
“Per fare le orecchiette come me — dice Nunzia — ci vogliono un po’ di anni di pratica. Ma ognuno con un po’ di impegno può imparare. Bisogna essere leggeri per strascinare, come se tra le mani aveste l’argilla. Con tanta pazienza tutti possono riuscire”. 
 
 
Dunque, tutti possono fare le orecchiette. Magari anche meglio, difficile più velocemente. Ma quello che non è replicabile è la sensazione che si ha quando si parla con Nunzia e con le signore delle orecchiette di Bari Vecchia: c’è un modo di vivere, di intendere la vita, che c’era secoli fa e c’è ancora. Grazie a Nunzia, alla Bari che l’ha cresciuta, all’arte antica che entrambe custodiscono. Un’arte che non si trascina stanca, ma si strascina energica. 
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